lunedì, maggio 25

Il rilassamento: in ogni posizione dovrebbe esserci rilassamento (quarta parte)

Estratti da "Vita nello Yoga"
B.K.S. Iyengar
Edizioni Mediterranee

Il rilassamento: in ogni posizione dovrebbe esserci rilassamento
(quarta parte)

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Il rilassamento inizia a partire dallo strato più esterno del corpo, per arrivare a toccare gli strati più profondi della nostra esistenza. Il dettaglio e la precisione del corpo permettono di ottenere la maestria dell'arte del rilassamento. Chi conosce a fondo l'arte del rilassamento conosce anche l'arte della meditazione. Sia che viviamo in Oriente o in Occidente, nel Nord o nel Sud del mondo, soffriamo tutti, chi più chi meno, di stress, e desideriamo tutti un po' di riposo e rilassamento. Se ci allunghiamo completamente, ci rilassiamo completamente. Guardate un gatto, un vero maestro nell'arte dello stiramento e del rilassamento. Lo «sforzo senza sforzo» di cui parla Patanjali è caratterizzato anche da un'altra qualità importante: la leggerezza.

domenica, maggio 17

Il rilassamento: in ogni posizione dovrebbe esserci rilassamento (terza parte)

Estratti da "Vita nello Yoga"
B.K.S. Iyengar
Edizioni Mediterranee

Il rilassamento: in ogni posizione dovrebbe esserci rilassamento
(terza parte)


Mentre mantenete l'estensione, fate attenzione anche ai vostri occhi perché anche la tensione oculare influenza il cervello. Se gli occhi sono calmi e tranquilli il cervello è calmo e passivo. Il cervello può imparare solo quando comincia a rilassarsi. Quando è teso e nervoso, viene sopraffatto dalla confusione mentale, e non riesce più a capire nulla. Gli occhi si trovano vicino al cervello, e il loro comportamento riflette lo stato cerebrale. Quando siamo confusi, corrughiamo la fronte, e i nostri occhi si restringono, rivelando un senso di instabilità interiore. La compressione degli occhi blocca il cervello e aumenta lo stress. Quando gli occhi sono ben aperti, il cervello è pronto e ricettivo. Se sforziamo gli occhi, significa che siamo iper-stressati. Se i nostri occhi sono tesi, significa che stiamo eseguendo l'asana con il cervello, non con il corpo. Se osserviamo il mondo con gli occhi tesi, significa che in nostri nervi sono già logorati, e che ci stiamo sforzando troppo, condizione che ci porta a perdere energia. Nella pratica degli asana, cerchiamo di generare e stabilizzare le nostre energie, per salvaguardarle e non sprecarle inutilmente. Rilassate gli occhi mentre guardate, altrimenti perderete una grande dose di energia.
Gli occhi dovrebbero essere rilassati e andare indietro. Tenete gli occhi aperti e rilassati e, allo stesso tempo, volgete lo sguardo indietro durante la pratica. Questo sguardo all'indietro educa gli occhi a guardare verso l'interno, permettendovi di osservare il vostro corpo e il vostro cervello. Lasciate che i vostri occhi siano come fiori che sbocciano. La sensazione è visione; la visione è sensazione. Dovete sentire con gli occhi aperti. Se i vostri occhi sono rivolti verso l'esterno, non c'è integrazione.

(continua)

domenica, maggio 10

Il rilassamento: in ogni posizione dovrebbe esserci rilassamento (seconda parte)

Estratti da "Vita nello Yoga"
B.K.S. Iyengar
Edizioni Mediterranee

Il rilassamento: in ogni posizione dovrebbe esserci rilassamento
(seconda parte)


Dopo aver assunto la posizione, se volete eseguire un allungamento più profondo, espirate e stendetevi di nuovo. Il riassetto dell'asana dopo l'espirazione esercita un effetto sul corpo organico interno, mentre se viene eseguito durante l'inspirazione, agisce sul corpo fisico esterno. Anche se l'asana finale può essere giudicato obbiettivamente solo dall'esterno, è dall'interno che viene sorretto e mantenuto. Dopo aver assunto la posizione finale, bisogna imparare a rilasciare ogni sforzo e tensione muscolare, e spostare il carico sui legamenti e le giunture in modo da permettere loro di mantenere stabile l'asana, tanto che nemmeno il respiro possa riuscire a far oscillare il corpo. 
Concentratevi sul rilassamento mentre mantenete la posizione; non irrigiditevi, ma rimanete rilassati e ricettivi. In questo modo oltre al corpo si rilassa anche il cervello. Dovete rilassare anche il collo e la testa. Mantenendo passiva la pelle delle parte posteriore del corpo e la lingua morbida, non c'è tensione nel cervello. Questo è silenzio nell'azione, rilassamento nell'azione. Appena imparate a rilassare la lingua e la gola, sapete come rilassare il cervello, perché c'è un collegamento fra lingua, gola e cervello.
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Non serrate i denti, altrimenti finirete per serrare anche il cervello. Queste sono condizioni facili da notare sia quando praticate gli yogasana, sia quando state seduti alla scrivania del vostro ufficio.

(continua)

domenica, maggio 3

Il rilassamento: in ogni posizione dovrebbe esserci rilassamento (prima parte)

Estratti da "Vita nello Yoga"
B.K.S. Iyengar
Edizioni Mediterranee

Il rilassamento: in ogni posizione dovrebbe esserci rilassamento
(prima parte)


Quando assumiamo una posizione in maniera corretta, rimaniamo sempre rilassati, anche se ci stiamo stendendo al massimo delle nostre capacità. L'ego è un padrone che assegna compiti incessantemente. Non sa che nella pratica degli asana bisogna sviluppare un equilibrio tra l'attività e la passività, lo sforzo e il rilassamento. 
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L'equilibrio tra attività e passività trasforma il cervello in un testimone. Ciò implica una passività costante da parte del cervello e un'attivazione delle cellule del corpo, senza irrigidimento dei muscoli. In presenza del solo sforzo, viene esercitata una pressione costante sui muscoli, che a lungo andare si logorano a causa dell'iper-allungamento, finendo per subire delle lesioni. La mente non riesce a raggiungere l'equilibrio quando siamo sotto sforzo. 
Il rilassamento richiede il rilascio di ogni tensione muscolare superflua, e ciò permette di aumentare sia la solidità del corpo interiore che la serenità mentale. Ma come si ottiene questa pace interiore mentre si è in lotta contro il proprio corpo fisico? Come si sperimenta questa serenità mentre si patiscono i malesseri e i dolori generati dall'apprendimento di un asana? 
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Cominciate a praticare l'asana rilasciando lentamente il respiro finché non percepite un tenue stato di silenzio in ogni cellula del vostro corpo. L'inspirazione è tensione, l'espirazione è libertà. Ogni movimento dovrebbe essere eseguito durante la fase espiratoria. L'espirazione libera il corpo dallo stress e dalle tensioni.

(continua...)

sabato, aprile 25

yogah cittavrtti nirodhah

Sutra I.2: yogah cittavrtti nirodhah
Lo yoga è la soppressione dei movimenti nella coscienza

Riassunti ed estratti dal testo
B.K.S. Iyengar
Commento agli Yoga Sutra di Patanjali
Edizioni Mediterranee


yogah: unione 
citta: coscienza, formata da tre elementi: mente, intelletto ed ego
vritti: fluttuazioni, movimento
nirodah: controllo, cessazione

Lo yoga è definito come il controllo delle fluttuazioni della coscienza. E' l'arte di studiare il comportamento della coscienza, la quale ha tre funzioni: cognitiva, conativa o volitiva, e motoria.
Lo yoga ci mostra come funziona la mente e ci aiuta a calmare i movimenti, portandoci verso il silenzio, quello stato senza fluttuazioni che dimora nella sede stessa della coscienza. Lo yoga quindi è un'arte e una scienza della disciplina mentale attraverso cui la mente viene educata e sviluppata.
Questo sutra di vitale importanza, contiene la definizione dello yoga: il controllo o limitazione dei movimenti della coscienza, fino alla loro completa cessazione.
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La pratica dello yoga permette all'individuo di integrarsi dall'esterno fino all'interno attraverso il viaggio dell'intelligenza e della coscienza, di unificarsi dall'intelligenza della pelle all'intelligenza del sé, affinché il proprio sé si fonda con il Sé cosmico: è il fondersi di una metà dell'essere (prakrti) con l'altra (purusa). Attraverso lo yoga, il praticante impara a osservare, a pensare e a intensificare i suoi sforzi finché non ottiene la gioia eterna. Questo è possibile solo se tutte le vibrazioni del citta individuale vengono arrestate prima che emergano.
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Il controllo delle fluttuazioni della mente è un processo che termina nel samadhi. Inizialmente lo  yoga agisce come strumento di controllo. Quando il sadhaka ha ottenuto un controllo totale, la disciplina yogica è conclusa e lo scopo è raggiunto: la coscienza rimane pura. Quindi lo yoga è sia il mezzo che il fine.

Glossario
prakrti: natura
purusa: l'anima
sadhaka: aspirante, praticante
samadhi: meditazione profonda, ottavo e ultimo aspetto dell'astanga yoga

domenica, aprile 19

La vera natura della salute (terza parte)

Estratti da "Vita nello Yoga"
B.K.S. Iyengar
Edizioni Mediterranee

La vera natura della salute (terza parte)


Come ho già detto, il corpo non dovrebbe essere né trascurato né viziato perché è l'unico strumento e mezzo che ci è stato concesso per dedicarci alla Ricerca della Libertà. A volte va di moda disprezzare il corpo come qualcosa di non spirituale. Eppure nessuno può permettersi di trascurarlo. Altre volte va di moda viziarlo, e disprezzare tutto ciò che non è fisico. Eppure nessuno può negare che la vita non è fatta solo di semplici piaceri e dolori fisici. Se trascuriamo o viziamo il nostro corpo ci ammaliamo e diventiamo ancora più attaccati ad esso. In tali condizioni, non possiamo più utilizzarlo come veicolo per il viaggio interiore, anzi ce lo ritroviamo appeso al collo come un grosso fardello lungo la strada reale che conduce verso l'anima. Se dite di essere il vostro corpo vi sbagliate. Se dite di non essere il vostro corpo vi sbagliate lo stesso. La verità è che anche se il corpo nasce, vive e muore, non è possibile scorgere il divino se non attraverso di esso.
Lo yoga considera il corpo umano in maniera alquanto diversa rispetto agli sport occidentali, che lo trattano come un cavallo da corsa, cercando di sfruttarlo al massimo facendolo competere con tutti gli altri corpi in gare di velocità e di forza.
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Ma l'essenza dello yoga non riguarda l'esibizione esteriore ma la penetrazione interiore. Lo yoga è sia bello che divino. Alla fin fine lo yogin ricerca la luce interiore come anche la bellezza, l'immensità, e la liberazione interiori.
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Allora in che modo si devono praticare gli asana per ottenere salute e purezza? Qual è la strada che conduce dalla flessibilità fisica alla divinità spirituale? Gli Yoga Sutra del saggio Patanjali ci forniscono le basi della vita yogica.
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Patanjali ci dice che gli asana conferiscono la perfezione del corpo, la bellezza della forma, la grazia, la forza, la compattezza, e la durezza e brillantezza di un diamante.
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L'esecuzione di un asana dovrebbe quindi essere calma, serena e tranquilla sia a livello fisico, che mentale e spirituale. Oppure, come mi è capitato di tradurre in passato: «L'asana è perfetta solidità del corpo, stabilità dell'intelletto e benevolenza dello spirito».
Alla fine, quando tutti gli involucri e parti del corpo sono coordinati assieme durante l'esecuzione di un asana, si sperimenta la cessazione delle fluttuazioni mentali e la libertà da ogni sofferenza. Nella pratica degli asana, dobbiamo allineare e armonizzare il copro fisico con tutti gli involucri del corpo emotivo, del corpo mentale e del corpo spirituale. Questa è la vera integrazione. Ma come si fa ad allineare questi involucri e a sperimentare tale integrazione? Come possiamo ottenere una così profonda trasformazione attraverso la pratica di ciò che, dall'esterno, appare solamente come un esercizio di allungamento e torsione del corpo in strane posizioni? Tutto inizia con la consapevolezza.

sabato, aprile 4

La vera natura della salute (seconda parte)

Estratti da "Vita nello Yoga"
B.K.S. Iyengar
Edizioni Mediterranee

La vera natura della salute (seconda parte)

Finché il corpo non raggiunge uno stato di perfetta salute, restiamo attaccati alla sola coscienza fisica. Ciò ci distrae dal curare e catturare la mente. Abbiamo bisogno di un corpo stabile per poter coltivare una mente stabile.
Il nostro corpo ci sarà di ostacolo se non riusciremo a trascendere i suoi limiti ed eliminare le sue pulsioni. Per questo motivo, dobbiamo imparare a superare i nostri confini conosciuti, ossia ad espandere e interpretar la nostra consapevolezza, e ad essere padroni di noi stessi.
Le chiavi per liberare il nostro potenziale sono le qualità della purezza e della sensibilità.
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La purezza e la sensibilità ci arrecano benefici non solo in relazione al nostro viaggio interiore, ma anche in rapporto con l'ambiente esterno, il mondo esteriore. Gli effetti dell'impurità sono estremamente sgradevoli. Ci spingono a sviluppare una corazza attorno a noi. Se creiamo un guscio rigido tra noi e il mondo circostante, ci priviamo di gran parte delle possibilità che la vita ci offre.
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La forza e la flessibilità ci permettono di mantenere un equilibrio interno, ma l'uomo sta cercando sempre più di dominare l'ambiente, invece di controllare se stesso.
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Nel processo diventiamo sempre più deboli e fragili.
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Quando l'armonia e l'integrazione cominciano a penetrare negli involucri più profondi dell'essere, cominciamo immediatamente a vivere in armonia e integrazione con il mondo circostante.

(continua)